Adozione: perché cercare le proprie origini?

Pubblicato da Maribella il

Adozione la strada verso casa

La curiosità di scoprire chi sono i tuoi veri genitori, di poter conoscere le tue origini sapendo di essere stata adottata penso sia un desiderio piuttosto comune a molti di noi.

Non c’è niente di sbagliato nel voler sapere.

Ciò che spinge un figlio adottivo ad andare alla scoperta delle sue radici può essere dettato da diverse motivazioni:

1. Soddisfare una curiosità.

Immagina di alzarti domani mattina senza il bisogno di doverti giustificare con il mondo là fuori, senza dover spiegare il perché sei stata adottata, il perché non assomigli a nessuno della tua famiglia o il perché hai una carnagione differente da quella dei tuoi genitori.

Immagina ora di poterti guardare allo specchio e dire “assomiglio a mia mamma e a mio papà”.

Può sembrare una cosa sciocca, forse davvero stupida per chi non può capire davvero questa situazione e, infatti, è proprio una “semplice curiosità” che però ha in sé l’essenza di ciò che sei almeno nel tuo aspetto, nel tuo DNA.

Ogni giorno bisogna “fare i conti” con chi sei davvero perché basta un po’ di pioggia che, non appena ti specchi in una pozzanghera, ti vedi diversa e cerchi qualcosa di famigliare nel tuo viso, nel tuo corpo, che possa avvicinarti un po’ più a quella che chiamano “Casa”.

2. Cercare risposte al perché si è stati dati in adozione.

Essere stati abbandonati e/o rifiutati può voler dire lotte continue ed infinite all’interno di rapporti sociali, senza esserne necessariamente coscienti, perché il vuoto che abbiamo dentro di noi sembra incolmabile.

Sono profondamente convinta che sia un nostro diritto sapere la motivazione per la quale oggi siamo figli di altri due genitori, del perché viviamo in un Paese che non è il nostro di origine ed appartenenza. So anche che non bastano le motivazioni della famiglia che ci ha accolti e che ci sta crescendo per riuscire a chiudere quella voragine.

È una ferita più profonda che ci portiamo dentro di noi da prima di venire al mondo. Solo chi ha preso la decisione di affidarci a una associazione, ad un orfanotrofio, od ospedale può dirci il perché e lasciare a noi il compito di imparare a lasciar andare, perdonare o ricominciare a costruire insieme.

3. Conoscere le proprie radici culturali.

Intraprendere il proprio viaggio di scoperta di quello che è il tuo Paese, di quelle che sono le usanze ed i cibi, della cultura nella sua totalità è incredibilmente emozionante.

Può sembrare strano, ma quando ti immergi nella realtà in cui sei nata la senti diversamente.

L’emozione gioca il suo grande ruolo, ma mentre viaggi spostandoti per piccoli paesi, per le città, tra le persone riesci a catturare ogni sfumatura. Ogni profumo e ciascun colore diventa parte di te.

È come se non ti fossi mai allontanata dalla tua terra e, in modo inspiegabile, il tuo corpo e la tua mente, così come l’anima, sanno perfettamente che quel posto ti appartiene.

È un “ritorno a casa” in senso fisico, ma non meno importante di quello emotivo e spirituale.

4. Viaggio introspettivo.

Cercare le proprie origini è sicuramente un muoversi fuori e dentro se stessi.

È inevitabile tornare cambiati da questa esperienza perché, anche se parti con qualcuno al tuo fianco che possa sostenerti nei momenti più delicati o difficili del tuo viaggio, sei comunque sola con te stessa.

Nessuno può sapere cosa stai vivendo nel tuo profondo, anche se provi ad aprirti e parlarne.

Partire consapevoli è sicuramente di fondamentale importanza perché riuscire a mantenere un equilibrio è ciò che ti permette di poter lavorare man mano sulle tue ferite e i blocchi che inevitabilmente, mentre che prosegui nel tuo cammino, vengono a galla.

C’è chi parte per mete spirituali alla ricerca di sé, noi abbiamo già una delle tante chiavi a nostra disposizione con la possibilità di farne un buon uso a prescindere da come andrà il percorso.

5.Ricominciare da sé.

Poter finalmente mettere un punto fermo alla propria esistenza per poter ripartire più completi, più ricchi, sicuramente è un buon proposito.

È un mettersi in gioco a 360° perché è un viaggio che decreta la fine del vecchio e l’inizio di qualcosa che ancora non esiste, che è totalmente nuovo e nelle tue mani.

Sta a te fare buon uso di quello che hai imparato, di ciò che decidi di portarti appresso oppure di lasciare indietro.

È uno dei modi possibili per poter riappropriarci della nostra identità, di chi davvero siamo superando le nostre paure più profonde e guardando in faccia la realtà.

È un riconoscersi parte del mondo e poter essere finalmente liberi di decidere da dove ripartire sapendo che tutto ciò che ora sei, non è altro che l’unica cosa possibile in questo momento.

Sta a te prendere in mano la tua vita con ogni responsabilità che ne consegue e iniziare a costruire.

La ricerca delle proprie origini è quindi una spinta che hai, o non hai, dentro di te.

Solo tu puoi decidere se assecondare o meno la voce che ti invita a tentare di cercare la tua famiglia biologica.

Chiunque tu sia, se ti senti pronta/o per affrontare questo straordinario viaggio: fallo.

Il tempo non si ferma, ma va avanti e nessuno di noi è eterno su questo pianeta.

Informati, inizia a chiedere e organizza la tua ricerca.

Ti auguro di trovare quello che cerchi e, per esperienza, sappi che ne vale la pena, sempre.

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